«Con la costruzione quotidiana di una collettività solidale e responsabile, capace di aprire varchi dove sono muri e pronta sempre a darsi da fare per trovare soluzioni costruttive a problemi atavici o inediti, nel nome di una cittadinanza attiva che sa essere consapevole e libera, la nostra Comunità educante diffusa vuole ogni giorno sostenere la crescita di una società più giusta a partire dalle generazioni più giovani e dalle persone più fragili nel rispetto dei valori fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana.
Perché non va tutto bene e mai come questo periodo ce lo sta dimostrando, facendo emergere con evidenza impietosa le aporie della ‘normalità’ di prima e sollevando nuove problematiche che gravano come macigni sull’oggi rendendo oltremodo preoccupante la progettazione del domani.
Ma, per dirla con Giovanni Falcone, “che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. La nostra Comunità, alla retorica del lamento, preferisce l’agire condiviso, nella convinzione che solo così si possa fare la differenza per la realizzazione di un mondo migliore».
Così l’assessora alla Scuola e alle Politiche sociali Elena De Santis nell’editoriale del numero zero di Lillipost, il giornalino della Comunità Educante Diffusa del VII Municipio, realizzato dalle classi IV A, IV B, V A e V B del plesso Niobe dell’Istituto comprensivo Gianni Rodari di Roma (dirigente scolastica Angela Palmentieri).
«Lillipost nasce anche e soprattutto per consolidare tutto ciò – continua De Santis – dando spazio alle voci più giovani della Comunità: non a caso il numero zero esce oggi, nell’anniversario della nascita della Repubblica Italiana e alla vigilia della Liberazione di Roma, nel momento in cui il distanziamento fisico imposto dall’emergenza sanitaria rischia di rafforzare le differenze e di indebolire le relazioni».
In questa prima prova alunne e alunni, insieme ai docenti referenti, Daniela Padalino e Pierluca D’Antuono, hanno affrontato diversi temi, tutti estremamente importanti e urgenti. Dai diritti dei bambini sanciti nella Convenzione del 1989, a quelli delle donne, calpestate dalla violenza che ancora tante purtroppo subiscono per mano degli uomini.
Si parla di uguaglianza e collaborazione tra i popoli, come nella poesia di Viola S., “Io non mi arrendo”: «Dammi la mano, fratello di un altro colore, perché combattiamo portando dolore? La gente ha paura, ti chiude la porta, uccide, tortura, l’umanità è morta. Ma io non mi arrendo, il mondo mi piace, di mille colori un mondo di pace».
Emergono il ricordo dei campi di concentramento e il dovere di non dimenticare nelle poesie di Malena M. e Lavinia E. e nel disegno di Giovan Battista. «Una brutta storia», scrive Malena che suggerisce: «Non è solo il mondo da cambiare, ma il modo in cui le persone devono pensare».
Nell’ottica di una Comunità Educante Diffusa, forse è proprio dalle giovani generazioni che possiamo ripartire, ascoltando i loro pensieri e i valori solidi su cui poggiano. E questo primo numero di Lillipost è una testimonianza della forza delle proposte e suggestioni delle ragazze e dei ragazzi che con semplicità e genuinità riescono a trasmettere principi universali ed esempi concreti per vivere insieme nel rispetto e nella fratellanza come “Via verso la libertà” (disegno di Chiara F.)
«È proprio nelle interazioni e nelle azioni condivise – scrive ancora l’assessora – che la scuola realizza la sua dimensione prioritaria di essere un luogo aperto di incontro tra differenti e punti di partenza/arrivo di percorsi di educazione diffusa, con la sua capacità di rafforzare -nelle sue diverse componenti e attraverso le sue diverse anime- l’apprendimento dell’autonomia reciproca, l’integrazione, il dialogo, la cooperazione, il confronto. Per continuare insieme ad imparare a pensare, testimoniare, ricercare, documentare, analizzare, condividere, partecipare, creare»