Sono tempi lunghi e diversi quelli che tanti studenti italiani delle scuole medie e superiori stanno vivendo nei giorni dell’emergenza Coronavirus. I decreti che hanno imposto il contenimento sociale hanno impostato una nuova forma del vivere, fatta di distanze, di lezioni in videoconferenza, di relazioni profondamente modificate. Ma in questa diversità, come sempre accade, non tutto è negativo: nelle situazioni complesse luci ed ombre si accavallano. Abbiamo posto qualche domanda agli studenti e ai ragazzi che sono parte della Comunità Educante Diffusa del VII Municipio e man mano pubblicheremo le loro risposte. Ecco i pensieri di una ragazza che frequenta il centro di aggregazione giovanile B-side di via Messina; si chiama S. e ha 16 anni.
In questi giorni strani, diversi, le vostre giornate vi sembrano più lunghe o più corte? Più piene o più vuote?
Le giornate non sono più lunghe o più corte in sé, dipende. Se non ho niente da fare, sembrano più lunghe, perché mi annoio. Però a volte mi è capitato che mi sono svegliata molto tardi e il tempo è volato via, il giorno è finito in fretta. Anche le giornate di scuola, quando la mattina ci sono le lezioni a distanza, sembrano più corte rispetto a quando andavi a scuola normalmente, perché non mi riesco a regolare con i tempi, perché è cambiata la mia routine.
Vi trovate a vostro agio con la teledidattica? Il vostro carico di studio è aumentato o è diminuito?
Molto dipende dai singoli professori. Alcuni si sono organizzati subito, ci sono venuti incontro, quindi ci siamo trovati abbastanza bene. Altri invece non ci sono venuti incontro e abbiamo avuto delle difficoltà. Nel complesso mi sono trovata abbastanza bene: in alcune cose noi ragazzi eravamo più a nostro agio più dei professori, ad esempio per l’utilizzo di alcune app. Però su alcune cose anche io non mi sentivo esperta, ad esempio con Skype, che non usavo prima. Comunque i professori nel complesso sono stati abbastanza bravi.
Cosa vi manca di più della vita quotidiana “in modalità normale”?
La cosa che mi manca di più è uscire con gli amici, andare in giro, provare dei posti nuovi dove andare a mangiare, fare esperienze nuove. È una situazione limitante. Ti leva la possibilità di iniziare attività nuove, come un corso di disegno che avrei voglia di fare. E poi mi manca nonna, che non ho più visto, per precauzione, da quando è iniziata la quarantena. Le relazioni con i compagni le ho abbastanza mantenute; abbiamo affrontato situazioni simili, come la classe virtuale, con alcuni ci siamo sentiti anche più del solito, per confrontarci sui problemi legati a questa situazione. In generale, le relazioni sono più o meno le stesse.
Avete potuto recuperare una cosa che non facevate “da tanto tempo”?
Un po’ ho approfittato della situazione per fare cose diverse. Ho piantato delle piante sul balcone e le sto curando. Disegno molto di più; lo facevo anche prima, ma adesso lo faccio più spesso. Ho molto più tempo per pensare, per fare progetti, un’esigenza che invece nella vita quotidiana si perde di vista. La cosa che vorrei fare quando tutto questo finirà, è uscire e vedere le amiche, fare una delle nostre uscite che facevamo prima, il sabato. Inoltre voglio proprio iniziare un corso di disegno o di fumetto (sono indecisa fra queste due scelte) che da tempo desidero fare. In realtà non sono molto in ansia. Capisco che a situazione generale è difficile, ci sono i morti. Però per me direttamente non crea grande preoccupazione. Cerco di mantenermi calma.