«La gioia più grande è stata quando una mamma di una compagna di nido di Giordano mi ha chiesto: “Dove lo mandi alla Materna? Perché vorrei che continuassero a stare insieme”». A parlare è Alessandra Sodi, madre di un bambino di autistico di 4 anni. La sua è una storia positiva, che vuole raccontare, perché parla di relazioni educative e personali fruttuose, perché può magari essere di ispirazione per altre famiglie, altre scuole, altri contesti.
Succede al Nido Il Germoglio Verde, nel Municipio VII, all’interno della nostra Comunità Educante Diffusa, un progetto che stiamo costruendo giorno dopo giorno. Una rete fatta di scuole, associazioni, centri di aggregazione, biblioteche, famiglie, luoghi reali, oggi anche virtuali, di incontro e crescita.
Giordano è arrivato al Nido quando aveva 2 anni e mezzo, con una diagnosi pesante appena ricevuta e le maestre, racconta Alessandra Sodi, «hanno visto in lui non solo un grande potenziale su cui lavorare, ma una grande opportunità di formazione per loro stesse, accogliendo con entusiasmo ogni proposta di corsi di aggiornamento specifici e ogni momento di confronto col team di terapisti che ci segue».
Lo conferma la maestra Marianna Povia, che spiega: «Sono laureata in psicologia dello sviluppo e dell’educazione e quando è arrivato Giordano sono stata contenta di confrontarmi con lui e con le psicologhe che ci hanno supportato in classe. Ho letto libri sull’autismo, consigliati da Alessandra, e insieme a una collega abbiamo seguito un corso di formazione per insegnanti sul metodo ABA (Applied Behavioral Analysis, “analisi applicata del comportamento” ndr) al di fuori dell’orario di lavoro». L’impegno per avere più strumenti per entrare in sintonia con Giordano è andato anche oltre. «Poiché Giordano non parla, ho seguito, sempre insieme ad Alessandra, un corso Baby Signs, sul linguaggio dei segni semplificato per tutti i bambini in età prescolare.», aggiunge Povia.
Conoscenze che ha poi trasmesso alle bambine e ai bambini che hanno imparato alcune parole nella LIS. «Ne conoscono poche, tipo biscotti, pizza, acqua ma bastano a stabilire una comunicazione», sottolinea mamma Alessandra. E poi c’è il linguaggio non verbale, quello fatto di sguardi, sorrisi, gesti che i più piccoli sono molto bravi a usare.
«La diversità di Giordano – spiega ancora Alessandra – non è qualcosa che va nascosto, anzi. È come quando ti piace qualcuno e allora vuoi conoscere tutto di lui, i suoi gusti, i pensieri. Così per Giordano, devi conoscere la sua diversità per capirlo ed entrare in contatto con lui».
Durante la pandemia, purtroppo, il processo di apprendimento di alcune abilità in Giordano ha subito un rallentamento. Ma non è stato solo un periodo negativo. «La quarantena, d’altra parte – spiega la mamma – ha dato modo a Giordano di vivere una vita più in linea coi suoi tempi che gli ha permesso di tirar fuori tutte quelle competenze sedimentate in due anni scarsi di nido, in cui le maestre hanno piantato piccoli semi che ora pian piano sbocciano, come è sbocciato Giordano, anche nei suoi maggiori deficit, come l’interazione sociale».
E comunque, anche nei giorni del lockdown, le insegnanti hanno fatto sentire la loro presenza «le maestre ci hanno inviato suggerimenti di attività, video con saluti, letture e canzoncine, hanno mantenuto quel rapporto bruscamente interrotto – racconta ancora Alessandra – Ho apprezzato l’attenzione nel proporre attività che anche Giordano potesse comprendere: hanno realizzato dei video utilizzando la lingua dei segni».
La storia di Giordano è quella di una Comunità che ha collaborato per tracciare per e insieme a lui un cammino. A cominciare dal Dottor Simone Cuva della ASL di zona. «Le sue parole – aggiunge Alessandra Soda – sono state: “La diagnosi è un’etichetta utile per la burocrazia. Noi dobbiamo conoscere Giordano, e aiutarlo a crescere”».
Ed è proprio con il dottor Cuva e il suo staff di via Monza che dallo scorso anno il Municipio ha realizzato un percorso di formazione volontario e gratuito per gruppi di educatrici dei nidi municipali e le insegnanti delle sezioni ponte allo scopo di individuare atipie comportamentali da attenzionare per eventuali diagnosi precoci: «Un progetto formativo sperimentale, costruito insieme a Simone Cuva e al suo staff, che ha registrato una grande partecipazione riscuotendo unanime riscontro positivo – commenta Elena De Santis, assessora alle Politiche educative e scolastiche del Municipio VII – tanto da indurci a proseguire con un percorso di approfondimento, purtroppo rinviato a causa dell’emergenza sanitaria. L’esperienza di Giordano testimonia quanto sia importante il ruolo delle comunità educative e scolastiche fin dalla più tenera età: la costruzione di una società inclusiva nasce a scuola e la scuola può davvero fare la differenza, per ognuno di noi».